Sarà capitato anche a voi di parlare ad una persona che, intenta a scrivere un messaggio, condividere una foto o twittare un pensiero, neanche vi ha degnato di uno sguardo. Probabilmente siete stati voi stessi ad essere così “disumani” con i vostri interlocutori. D’altra parte è sotto gli occhi di tutti: gli smartphone ci hanno magneticamente rubato lo sguardo. Che si tratti di un tuo amico che ti racconta com’è andata ieri sera, di tua moglie o di tuo marito che ti parla a cena, di tuo figlio che ti racconta com’è andata a scuola o del tuo animale domestico che proprio in quel momento fa un’acrobazia degna di essere ripresa e mandata a Paperissima, non hai occhi che per lui, una scatola di plastica, che una volta era telefono e oggi serve a tutto
La soluzione, o meglio, il rimedio per far si che si ritorni ad incrociare gli sguardi e ad essere più umani è tanto semplice quanto geniale, e CocaCola ha saputo approfittare al meglio questa situazione sociologica asocializzante per proporre il suo e, con classe, farsi pubblicità. Con una colonna sonora molto evocativa ed azzeccatissima passa in rassegna alcune situazioni della quotidianità nelle quali, alcuni esemplari della razza umana, invece di guardarsi e interloquire a vicenda, preferiscono badare al proprio smartphone confutando la definizione di animale sociale che aveva formulato per loro molto tempo fa Aristotele. Ma non tutto è perduto: applicando sul collo del soggetto in questione un collare elisabettiano a cono solitamente destinato ai cani per fa si che non si grattino il muso appena medicato la visuale verso il basso viene limitata, costringendo così la persona ad alzare lo sguardo e ad incontrare romanticamente quello dell’interlocutore.
Mi sa che Aristotele c’ha azzeccato a metà!