Esplode il FOOD TRUCK

di Camilla PISANI

 

Il fenomeno ha radici lontane ma più vive che mai. Dall’America di fine ‘800, quando per le strade di New York iniziano a diffondersi i primi carretti a traino  dove acquistare salsicce fumanti, all’Italia di oggi, dove i festival dedicati al cibo di strada venduto sui mezzi più disparati attraversano lo stivale con proposte e format sempre più originali. Ripercorrendo la storia nata oltreoceano, dal carro alla bicicletta con rimorchio, il passo è breve, fino all’avvento delle prime automobili e dei primi furgoncini con motore a scoppio, quando si inizia a parlare per la prima volta di Food Truck. In Italia, i primi camioncini che offrono cibo on the road, per lo più panini, iniziano a circolare nei primi decenni del ‘900 ma è dalla seconda metà del secolo, con la diffusione degli Ape Piaggio, che questo business si espande ulteriormente: l’economicità e la versatilità del mezzo consentono agli imprenditori dello street food di attrezzarsi al meglio e con piccoli investimenti. Oggi cresce sempre di più il numero di persone che decide di avviare un’attività di questo tipo. Il motivo è semplice: gli affari del cibo non conoscono crisi, soprattutto se il piatto viene venduto già pronto, da consumare in velocità, al banco o per la strada, permettendo al consumatore di risparmiare tempo e denaro. Se poi si aggiunge che allestire un mezzo su ruote è decisamente più economico che mettere in piedi un locale, il gioco è fatto. L’importante, però, è sapersi differenziare con proposte gastronomiche particolari e mezzi in grado di catalizzare l’attenzione. Ne è un esempio perfetto Monaka, il carretto a pedali di Marco Noseda, con decorazioni d’ispirazione orientale che gira per Milano vendendo cialde di farina di riso tipiche del Giappone – chiamate, appunto, monaka – ripiene di gelato ai gusti più inediti, dal sesamo nero ai fagioli rossi. O Diogene, attività nata dall’inventiva di Marcello Marino, un ex professore di filosofia, è un Ape che viaggia per le strade di Roma proponendo panini farciti con gli ingredienti preferiti dai più importanti pensatori della storia: solo verdura per il sandwich Seneca, non tutti lo sanno ma il filosofo era vegetariano. O, ancora, Caravin, enoteca itinerante di Filippo Torsello, trentacinquenne padovano, avvocato in carriera che abbandona la toga per il grembiule da oste. Sul suo pick up travestito da caravan si può degustare vino al bicchiere negli spazi e nei festival privati (NdR: il vino può essere venduto per strada solo in bottiglia chiusa). Ma quali sono i passi da seguire per entrare in questo business? «E’ facile e i tempi sono brevi – spiega Massimo Grobberio, titolare di Apeperoncino, food truck con base a Verona specializzato in piatti calabro-vegani – basta rivolgersi al proprio comune di residenza e richiedere l’autorizzazione che consentirà l’esercizio su tutto il territorio nazionale. Bisognerà poi frequentare corsi per la somministrazione di alimenti e bevande e rispettare i requisiti igienico-sanitari». E l’investimento? «La spesa maggiore riguarda il mezzo – continua Massimo – recuperando un’Ape Piaggio d’epoca, come ho fatto io, si rientra nei 10mila euro, ma con allestimenti più sofisticati la spesa si aggira intorno ai 20, 25mila. E poi si è pronti per partire».

 

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