Foodsharing. Il gusto della condivisione

I social network, spesso accusati di frivolezza e fatuità, hanno anche un risvolto pratico: condividere il cibo in eccesso, che altrimenti si butterebbe, evitando sprechi inutili. A Berlino aderiscono alle iniziative anti-waste numerosi supermercati: interi gruppi di giovani fanno la spesa senza il portafoglio, mangiando i prodotti in eccesso o prossimi alla scadenza. E in Italia? Nasce a Bologna scambiacibo.it il primo portale di foodsharing tricolore.

 

scambiacibo

 

Una piattaforma di foodsharing tutta italiana, partorita dall’intelligenza di un gruppo eterogeneo di professionisti a servizio dello sviluppo sostenibile. Presentata questo settembre al Salone del Biologico e del Naturale, l’iniziativa sta conquistando Bologna e le città circostanti, con la speranza che a poco a poco tutte le regioni e le provincie italiane partecipino attivamente alla nuova iniziativa.

 

Ma come funziona esattamente lo scambio? Molto spesso nelle dispense o nei nostri frigoriferi teniamo alimenti che non riusciamo a consumare, per questioni di tempo, gusti o semplicemente per dimenticanza. Li lasciamo scadere e li gettiamo quando potrebbero essere mangiati da qualcun’altro, magari più affamato di noi. A chi non è capitato di lasciar marcire una bistecca, magari perché si è sempre stati fuori casa per lavoro? Il foodsharing, letteralmente scambio di cibo, sfrutta le enormi potenzialità dei social network per combattere lo spreco alimentare. Basta iscriversi a piattaforme come scambiocibo.it si mettono a disposizione di tutti gli utenti gli alimenti in eccedenza, non ancora scaduti, che rimangono inutilizzati nelle cucine. Con un sistema di geolocalizzazione gli iscritti possono essere contattati da coloro che vogliono recuperare l’alimento e che sono abbastanza vicine per andarlo a prendere. Il fenomeno nasce in Germania e rapidamente la conquista. Sono migliaia i cittadini tedeschi che combattono lo spreco alimentare condividendo il cibo che non riescono a consumare, si calcola infatti che il progetto tedesco abbia permesso il recupero circa 350 mila chili di alimenti in un solo anno.

È bene ricordarlo, riducendo lo spreco alimentare si riducono i rifiuti, attivando un circolo virtuoso da cui si possono ottenere soltanto benefici. Lo sanno tutti, mangiare è condivisione: nell’era del 2.0 non è forse preferibile servirsi della capillarità dei social network per mettere a disposizione cinque chili di pasta o una cassa di birra in più, piuttosto di postare un altro selfie noioso che non serve a nessuno?

A condivide infondo ci vuole buon gusto.

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